chi siamo

martedì 30 ottobre 2012

Sexy Casalinga a chi?!


Proprio ieri, mentre stavo mettendo a posto le cartelle dei documenti nel mio pc, mi sono imbattuta su questa foto scannerizzata lo scorso anno: una copertina di giornale che recita: “Bella, sexy e casalinga!”.


Sempre ieri, mentre guardavo le statistiche del nostro blog, la provenienza del traffico e le parole chiave utilizzate per raggiungerlo mi sono imbattuta nella curiosa dicitura “casalinghe porno italiane”.

Ora, ben venga il crescendo dei contatti del nostro blog, il tamtam che timidamente lo sta riguardando, ma io vorrei conoscere chi ci è arrivato percorrendo questa strada!!!

Ma davvero nell’immaginario maschile collettivo, forse vittima dell’eccesiva esposizione ai film di Pierino degli anni Settanta,  c’è qualcuno che ha queste fantasie?! Cari maschietti, mi dispiace deludervi, ma se pensate che tornando a casa troverete la vostra moglie, compagna, inquilina nella suddetta mise mentre è alle prese con i lavori domestici… rimarrete a bocca asciutta!

O meglio, a bocca aperta, dal suo look “ho messo le prime cose che ho trovato” (leggi pantalone ristretto causa lavaggio andato storto, maglia xxl – non ricordo di chi è – ciabatta non proprio abbinata al calzetto…)

Viola  

lunedì 22 ottobre 2012

La mia auto era Glam!!!


Qualche tempo fa girava su Facebook una di quelle perle di saggezza che recitava una cosa del tipo: “Quando vedi una Ypsilon sai che al volante c’è una gnocca!”. Frase che ha spinto noi proprietarie della Ypsilon a gonfiarci come pavoni, felici della suddetta vox populi che ci ha fatto entrare – senza reali meriti – nell’inesistente schiera delle gnocche stradali…

Non c’è che dire, la Ypsilon è decisamente glam, bella nella linea, rifinita negli interni e per di più robusta e scattante; un’auto che non devi infrattare quando vai all’appuntamento in e che non si tira indietro quando c’è da raggiungere la spiaggia più remota. Insomma, la mia auto (chiamata Susanna perché… tutta panna – evviva la fantasia!) è sempre al posto giusto… o quasi.

Tutto è filato liscio finchè non è arrivata Pepe e tutto l’ambaradan che si è portata appresso. Da quando c’è lei la mia auto 5 posti è diventata 2 posti e mezzo, tutta colpa del trio più ingombrante realizzato negli ultimi venti anni. Pepe è la mia co-pilota, mentre i sedili posteriori per 2/3 sono occupati dalla seduta del suddetto trio, ritagliando un piccolo spazio claustrofobico al passeggero. Il bagagliaio, assolutamente poco spazioso, è invece occupato dalle ruote della carrozza che ci entrano solo se messe seguendo un determinato movimento. Altrimenti si incastrano.

Una situazione che ad ogni viaggio richiede calma e sangue freddo per evitare di prendere a colpi di biberon la carrozzeria. E pensare che con Susanna ci siamo andati 10 giorni in Sardegna, con le nostre valigie, il passeggino, ovetto e sdraietta… il posto di passeggero a me riservato mi ha consacrato nel club dei migliori contorsionisti cinesi.

Inoltre, a peggiorare il tutto c’è da dire che Susanna è la nostra auto familiare. Non abbiamo una valida soluzione B. Infatti, mentre tutti gli altri mariti, compagni, fidanzati di donne incinte si accingevano ad acquistare station wagon, monovolume o addirittura suv, Loris ha deciso bene di convogliare i suoi risparmi nel restauro della 2CV Charleston del 1981 che non fa più di Settanta e che va in panne se disgraziatamente prende acqua!
Ma per non perdere smalto e regalare alla mia auto ancora un po’ della sua anima glam, mi sono fatta fare dalla mia amica Bianca uno splendido triangolino “Pepe a bordo”.

A Susanna lo dovevo, non mi sarei mai permessa di attaccargliene uno anonimo, magari di qualche marca di pannolini!!!
Viola

lunedì 15 ottobre 2012

La mia auto non è glam

Ho imparato a guidare con la Panda 4x4 di babbo, classe 1987, grigio metallo talvolta a chiazze.
Nel bagagliaio sempre presenti, nell'ordine: sacca degli attrezzi con il nécéssaire per smontare e rimontare l'ultimo gioiello di  casa Maranello, un falcetto, un seghetto e frutta del campo, dalle perette ai fichi secondo stagione, amorevolmente raccolta in campagna e compostamente riposta nei nostri bellissimi cesti di giunchi intrecciati, coperta da foglie di vite o arancio.
Insomma, come avrete capito, rispetto allo stile le mie priorità in fatto d'auto sono sempre state altre.
E così anch'io, una volta messi da parte quattro miseri spicci, ho iniziato la "carriera" sulle mie due ruote bissando il primo amore: una panda, of course.
Bianca purtroppo (non ho mai amato questo colore sulle auto) e 750 di cilindrata, tanta quanti gli euro che mi era costata. Non esattamente un fulmine certo, ma con la resistenza sufficiente ad affrontare con dignità due trasferte Umbria-Sardegna, e subire senza effetti collaterali  il tamponamento di una sfavillante Peugeot nuova di pacca che è invece tornata a casa con le ossa rotte.
é naturale dunque che, andando avanti, abbia sempre amato nelle mie auto (naturalmente usate, mica sono, che so', la Minetti io!!) queste caratteristiche: bassi consumi commisurati a buone prestazioni (motore allegro, che col metano ci addormentiamo e non mi morde la curva) spazi ampi, affidabilità, poche rotture di palle.
Dopo un'infelicissima esperienza con una Fiesta Techno (altrimenti detta Scortichina, MAI più) mi sono dunque trovata davanti LEI, ed è stato amore a prima vista.




Con questo musetto da Topolino, come, come fare a non innamorarsene subito?
Lasciate perdere che è stata classificata tra le "51 auto più brutte della storia" da questi cessi, e che la mia amica Viola la chiama "il Fiorino", certa gente non capisce un tubero, come si suol dire, perle ai porci.
Insomma, la mia auto è una Toyota Yaris Verso classe 2004, 5 porte e un portellone posteriore che pare quello di un Ducato, rombante 1,4 turbo-diesel, 180.000 Km e non sentirli.


Guido talmente in alto che mi sembra di stare sul pullman, porto con me altre 4 persone senza che nessuno si senta ingabbiato, come sulla 500 di mia mamma, nè sprofondato, come sulla A3 del mio amico Domenico; quando ho bisogno di più spazio faccio sparire tutti i sedili posteriori per trasformarla davvero in un fiorino, così da caricare una spesa più consistente, la bici dell'amica, gli scatolini del trasloco, o un barbeque in ferro da 200 kili per una sbraciolata last minute sempre a casa del suddetto Domenico, che è una cosa che può sempre succedere.

Cosa volere di più dalla vita? Un'auto un po' più nuova, direte voi? Ma per questo c'è la fiammante Kia Venga del mio amore, nuovissima e per metà ancora della banca che l'ha finanziata,  un "corpo" più nuovo e super accessoriato (tettuccio in vetro!!) con spazi e funzionalità simili alla mia.
D'altronde, come si dice, Dio li fa e poi li accoppia!
E voi, di che auto siete?

giovedì 11 ottobre 2012

Homeworking: gioie e dolori - parte 2


Ok, lavorare da casa è una gran fortuna per una serie di motivi: non ci sono spese di trasporto; una volta ricevuta una scadenza puoi gestire il lavoro come preferisci; se c’è il sole vai a passeggio – lavorerai la sera (cioè domani sperando che non ci sia di nuovo questo bel sole!); puoi permetterti di andare dall’estetista profumata e non trasandata e trasudata post ufficio con tanto di salto carpiato per essere sul lettino in orario; puoi preparare pranzetti migliori e lavorare mentre il sugo sta bollendo in pentola (tranquilli, non è il mio caso).

Ma non pensiate che l’homeworking sia tutto rose e fiori. ANZI, per quanto mi riguarda sostengo che, a volte, sia molto più semplice chiudere la porta di casa, lasciare i pargoli a chi di dovere, l’aspirapolvere nel solito sconfinato ripostiglio e liquidare tutto e tutti con un bel “Arrivederci, ci vediamo al mio rientro”. PUNTO.

Qui sotto troverete alcuni dei rischi che potrete trovare sulla strada del Lavoro da Casa:
  • non tutti prendono sul serio il tuo lavoro perché, per l’appunto, pensano che tu non stia lavorando!!! (vedi post precedente);

  • pericolo tuta-dipendente e capello impinzato – ma che ti trucchi a fare, da quando ci sono le mail anche il postino passa più poco!

  •  orari flessibili: un’arma a doppio taglio – non avendo orari precisi di entrata e di uscita il più delle volte va a finire che su una mattina che potresti lavorare tranquillamente 4 ore ne lavori un netto di 2. Le cause sono rintracciabili nei ritardi nella consegna della piccola o nelle menti geniali delle tue adorate amiche che ti fanno proposte alle quali non sai dire di no…
           amica: “dove sei?”

           tu: “a casa a lavorare”

           “ok, passo per un caffè, prepara la moka…” tu tu tu tu tu

           “ma come???!!!” 

  •  concentrazione spesso non pervenuta. A chi lavora da casa consiglio vivamente un paraocchi. Sì, avete capito bene. A meno che non siate abituate a navigare nel disordine estremo farete fatica a non far cadere la coda del vostro occhio occhialuto sulla polvere che regna nella mensola della camera, sul lavandino straboccante di tazze o sui vetri pieni di ditate della bimba che guarda belli gli uccellini appoggiarsi sul davanzale… Quindi, una volta davanti al vostro computer respirate profondamente e pensate di essere in un ufficio fighissimo, dove le pulizie non vi competono, tanto dopo passano le signore addette (presentatemeleeee!!!).

  •  situazioni di straordinaria amministrazione: ti chiama la zia stampellata chiedendo per favore di accompagnarla in farmacia; tua madre ti chiede gentilmente di passare alle poste a pagare venti bollette; l’amica agitata ti chiama per scaricare l’ansia per il primo appuntamento.  

Ma la peggiore situazione si verifica quando lavoro a casa con tanto di baby sitter (nonna o zia) nell’altra stanza. Il premio va naturalmente, che ve lo dico a fare, a mia mamma Fiorella che quando mi chiudo in camera davanti al pc trova sempre la scusa per entrare con Pepe al seguito e farle innocenti domande: “amore della nonna stanotte hai dormito? hai fatto colazione? hai pranzato? carina questa maglietta verde… quando metti quella arancio che ti ho regalato? ehi ma questa crosta lattea sta andando via, ci stai mettendo qualche pomata?...” innocenti domande ok, che però difficilmente troveranno risposta in una bimba di 8 mesi se non dalla bocca della mamma che cerca invano di concentrarsi.

Viola

 

venerdì 5 ottobre 2012

Homeworking gioie e dolori - Parte 1^






Quando mi chiedono di cosa mi occupo, sulla mia testa compare una nuvoletta in stile manga giapponese con dentro tre puntini di sospensione, un punto interrogativo, uno esclamativo, una goccia di sudore e un fulmine… il tutto perché, purtroppo, la risposta cambia in base alla persona che ho di fronte, previa breve analisi psicologica dell’interlocutore.
 
Il problema è che ancora molte persone sono legate alle macro categorie occupazionali secondo le quali un cristiano può fare l’operaio, il muratore, l’imbianchino, l’impiegato, la segretaria, la casalinga o appartenere all’ambita schiera dei dottori, professori, avvocati o bancari (recentemente visti però un po’ di mal’occhio).
 
Non sono in tanti quelli che nel 2012, soprattutto nei paesini sui 5.000 abitanti (leggi: dove vivo io), afferrano ruoli legati a parole indefinite come consulente, artista, project manager, account, p.r., addetto stampa, editor, blogger…  Risposte che lasciano un punto interrogativo grande come una casa, che frequentemente viene tradotto con un gentile “ma questa che mi vuol fare credere, non fa niente!
 
Queste le risposte più usate con conseguenti considerazioni (dette o pensate):
  • “faccio la giornalista” – sguardo di ammirazione, seguito da diffidenza e considerazioni del tipo “siete tutti uguali, canaglie!”;
  •  “scrivo” – ma questa che scriverà… tutti gli scrittori sono morti di fame, come fa a permettersi dieci giorni in Sardegna e le scarpe all’ultima moda… fa la mantenuta, povero uomo!
  •  
  •  “lavoro da casa” (risposta approssimativa data ad un pubblico over 60) – ma questa che farà? pulisce tutto il giorno? ah no, fa la mamma a tempo pieno, ma allora perché ammolla la bimba tutte le mattine alla suocera… si farà la manicure!
  •  
  •  “faccio la casalinga” – non ci crede nessuno, hai lasciato lo stendi panni all’aperto per tre giorni durante un nubifragio e per di più c’erano appesi i panni della creatura – sciagurata!;
  •  
  •  “sono in maternità” (quando ho fretta) – che fortuna, i suoi datori di lavoro devono essere molto attenti ai temi sociali…;
  •  
  •  “lavoro come free lance” - !!?? @$$$?
Per fortuna c’è qualche anima illuminata che non mi dà della vendi frottole e capisce quello che dico. Infatti, una volta partorito ho avuto la possibilità di portarmi il lavoro a casa e organizzarmi nel modo più comodo per me e la piccola Pepe. Al momento mi sto occupando dell’ufficio stampa del Movimento Turismo del Vino Umbria e sono redattrice di due free press: Play Paper
OK, è una fortuna lavorare da casa agli orari più consoni, ma non crediate che siano tutte rose e fiori… e per saperne di più vi do appuntamento al prossimo post!

Viola

lunedì 1 ottobre 2012

Ispirazioni in bianco

Da giovane/adolescente ho sempre avuto da ridire sulla scelta dei miei genitori di dedicare i risparmi di una vita di duro lavoro a costruire una casa di dimensioni eccessive rispetto alle nostre attuali esigenze. Cantine, garage, depositi vari, mi sembravano assolutamente non necessari, sopratutto quando si trattava di dover aiutare mamma nel pulirli, ogni sabato dopo la scuola o nei pomeriggi d'estate!
Ora che vivo sola da diversi anni, quanto capisco quelle esigenze! Oltre a non dovermi più attrezzare ogni anno nel trovare asilo agli scatoloni del cambio stagione, quanto sogno ad occhi aperti di avere tanto spazio mio (nostro!) da rendere bello, plasmare, arredare, decorare, in cui accogliere amici e persone care in un continuo di cene e aperitivi distensivi!! ;P
Avete capito dunque che sono fisiologicamente attratta da tutto ciò che riguarda la casa e l'arredamento..non mi vergogno ad ammettere che sono un'Ikea-addicted fino al midollo, ma quando non posso dedicare una giornata a fare una gita a Roma o Firenze, mi rifaccio gli occhi ammirando le vetrine (quando il portafogli non lo consente) di alcuni piccoli gioielli che ho qui vicino...
Uno dei mie preferiti, recentemente aperto in un paese vicino è un negozio Blanc MariClò, pieno di idee da rubare con gli occhi, oggetti d'arredo, mobili e... cose bianche meravigliose!!
Ho scoperto questo marchio consumando con gli occhio uno dei miei blog preferiti: Sweet as a Candy della dolcissima Federica, una miniera inesauribile in fatto di ispirazioni e buongusto!








Come fare a non innamorarsi di questi oggetti? Mi rendo conto che lo Shabby sia nella maggior parte dei casi uno stile principalmente per donne, per la sontuosa profusione di decorazioni a curve e volute, colori tenui, nastri e pizzi..insomma, niente di esattamente marcato e maschile, per intenderci!





Ma credo che usato in piccole dosi riesca comunque a dare un aspetto più "caloroso" e accogliente alla casa, quel tocco in più che mi ricorda il rustico inglese, tanto amato durante i miei mesi di permanenza in suolo britannico, riassumibile nel mio oggetto di culto: il mantelpiece, il caminetto incassato con la mensola sporgente da arredare!!








Voi che ne dite, non sono tutte immagini stupende?
Buon inizio di settimana a tutti

Giusy

Image credits housetohome
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...